COMUNICATO STAMPA PROGETTO EUROPEAN FELTRINELLI CAMP BROKEN CITIES

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Nella Giornata Mondiale delle Città Fondazione Feltrinelli presenta l’esito del progetto European Feltrinelli Camp Broken Cities: sei proposte a partire da sei priorità per una nuova agenda urbana.

Nuove forme dell’abitare, cooperazione tra i territori, rigenerazione urbana, accessibilità ai servizi, partecipazione e innovazione digitale, scuola e nuove alleanze educative.

Milano, 30 ottobre 2021 – Nella Giornata Mondiale delle Città, indetta dalle Nazioni Unite, si apre a Glasgow Cop26, la conferenza dell’ONU per raggiungere l’accordo sui cambiamenti climatici, concludendo la strada iniziata a Parigi nel 2015. Si chiude inoltre Urban October, il palinsesto di incontri e dibattiti di UN-Habitat, il programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, di cui European FeltrinelliCamp Broken Cities è stata una delle iniziative italiane segnalate per il mese delle città.

In questi mesi anche gli eventi e la cronaca hanno ribadito, ancora una volta, l’urgenza di questa battaglia, alla quale siamo tutti chiamati a partecipare. È quindi necessario oggi richiamare ognuno alle proprie responsabilità, partendo dalla politica e dall’esigenza di risposte concrete, in grado di accogliere le sollecitazioni che provengono da cittadinanza, pratiche e ricercatori.

Con questo spirito e su queste urgenze in questi giorni Fondazioni Feltrinelli ha organizzato European FeltrinelliCamp Broken Cities, due giornate di lavoro e di incontri per confrontarsi sul tema dell’Europa delle città e di come i territori devono evolvere per un futuro socialmente più giusto e sostenibile. Al progetto hanno partecipato ricercatori e professionisti under 40 provenienti da tutta Europa che si sono confrontati con ospiti internazionali, esperti e policy maker, tra cui Ananya Roy, studiosa dello sviluppo internazionale e dell’urbanistica globale, Saskia Sassen, Columbia University, e il sociologo Richard Sennett.

Come possono le città tornare a essere luoghi di opportunità? In che modo cittadini e istituzioni possono contribuire, insieme, al cambiamento?

A partire da queste domande, dai tavoli di Broken Cities sono emerse sei proposte incentrate su altrettante priorità: nuove forme dell’abitare, cooperazione tra i territori, rigenerazione urbana, accessibilità ai servizi, partecipazione e innovazione digitale, scuola e nuove alleanze educative.

1. Republic Housing! Edilizia sociale, dal demanio al riuso cooperativo.

In risposta alla crisi abitativa, sono state identificate misure che mirano a favorire il recupero del patrimonio pubblico e privato dismesso attraverso iniziative che – guidate da movimenti sociali, gruppi informali di abitanti, sindacati inquilini, settore non-profit – ne trasferiscano la titolarità ai governi locali. L’obiettivo è l’incremento dell’offerta di edilizia sociale a canone sostenibile (e dunque di non mercato) attraverso processi di auto-recupero e gestione in forma cooperativa.

2. Agree(N)ments: Democrazia diretta, nuovi accordi di rappresentanza.

Gli ultimi 40 anni di politiche di coesione non hanno ridotto le disuguaglianze territoriali. Il problema è spesso la scala, inadeguata ad affrontare questioni locali. Un limite da superare con accordi di coesione partecipativa che creino comitati locali composti da stakeholder, società civile e istituzioni che: 1) avanzino proposte di intervento; 2) identifichino gli attori rilevanti che devono essere coinvolti nel processo; 3) ne valutino le condizioni di applicabilità in relazione agli impatti per la popolazione del territorio. Si tratta di commissioni utili a garantire la legittimazione democratica delle proposte di intervento che può anche esprimersi attraverso referendum locali.

3. La Natura stakeholder strategico: patti locali ecosistemici. Nature Care Solutions

Bisogna considerare la Natura come stakeholder strategico per salvaguardare la biodiversità e tutelare non solo la salute umana ma anche la complessità dei sistemi viventi. Per questo servono processi di rigenerazione a base naturale che tengano conto dei saperi locali e dell’ecosistema animale, vegetale, geologico. Questo consente la sottoscrizione di patti di collaborazione, accordi di quartiere, contratti fiume per strategie di riqualificazione ambientale e di rigenerazione socio-economica negoziati con le comunità e sostenibili per l’ambiente. Ne sono un esempio i giardini comunitari che da un lato stimolano la partecipazione civica, dall’altra incentivano la professionalizzazione nell’ambito dei green jobs.

4. Domus SET (Social Ecological Transition)Un quartiere pilota di servizi e diritti condivisi.

Per promuovere una transizione sociale ed ecologica è necessario che i servizi e le infrastrutture di base della vita quotidiana (rete idrica, trasporti e mobilità condivisa) siano considerati dei beni comuni. Serve dunque riprogettare i quartieri garantendo a tutti accessibilità ai servizi di base e favorendo la riduzione dell’impatto dei cambiamenti climatici.

5. Participatory District Inclusione: l’inclusione fisica e digitale

Anche il ruolo della Pubblica Amministrazione va rivisto: Participatory District è la proposta di una piattaforma sia fisica – ovvero un luogo d’incontro tra cittadini, istituzioni, imprese, terzo settore – sia digitale, ossia uno spazio di confronto sempre attivo con l’obiettivo di moltiplicare le occasioni d’incontro. In questo modo si rafforzerebbero i processi partecipativi, attraverso una logica di scambio e di reciprocità con l’obiettivo di riequilibrare le disuguaglianze a livello locale.

6. 90 days skill swap: percorsi di formazione e orientamento sperimentali.

Oggi la scuola appare isolata nel suo ruolo educativo e di orientamento dello studente e del cittadino/a di domani. Per questo è importante che gli attori dei territori tornino a occuparsi di educazione anche in chiave di accompagnamento al futuro. La proposta di un “90 days skill swap” procede in questa direzione e mira a istituire tre mesi di formazione esperienziale polivalente per favorire l’orientamento scolastico, attitudinale e professionale, creando connessione tra le scuole e le offerte del territorio. A seconda della maturità e autonomia dei ragazzi, la proposta prevede alternanza scuola-lavoro, percorsi di orientamento peer-to-peer, storytelling e insight professionali, laboratori, incontri con esperti del territorio: queste alcune delle attività proposte per connettere un tessuto locale che possa offrire esperienze, saperi, spazi e attività di sperimentazione del sé.

European FeltrinelliCamp Broken Cities è realizzato in collaborazione DAStU Politecnico di Milano, in partnerhip con A2A, BMW, Coop Lombardia, Fondazione Marazzina, MM.

European FeltrinelliCamp Broken Cities è un progetto a cura dell’Osservatorio su Città e trasformazioni urbane di Fondazione Feltrinelli che, muovendo dall’analisi dei cambiamenti politici, economici e sociali degli ultimi decenni, si interroga sulla geografia dei luoghi che abiteremo nel futuro con l’ottica di contribuire da un lato al benessere di tutta la cittadinanza e al progresso della società e dall’altro alle migliori condizioni di vita, alla rigenerazione e al rilancio dei territori coniugandone sviluppo e sostenibilità. Le tematiche su cui concentra le proprie attività sono: la promozione dello sviluppo e della coesione territoriale, le misure di governo dei territori per la giustizia sociale, la transizione ecologica di città e territori. Il Comitato scientifico è composto da: Massimo Bricocoli, Politecnico di Milano, Laura Saija, Università degli Studi di Catania, Alessandro Balducci, Politecnico di Milano, Stefano Boeri, Triennale, Richard Sennett, University College of London, Salvatore Settis, Scuola Normale Superiore di Pisa, Francesca Gelli, Università IUAV di Venezia, Marco Ranzato, Università Roma Tre, Joan Subirats, Università Autonoma di Barcellona.

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